Il Garante partecipa all’inaugurazione della Casa di Leda

Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia, ha partecipato ieri all’inaugurazione, da parte del Ministro della Giustizia Andrea Orlando e alla presenza della Sindaca Virginia Raggi, della ‘Casa di Leda’. Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia, ha partecipato ieri all’inaugurazione, da parte del Ministro della Giustizia Andrea Orlando e alla presenza della Sindaca Virginia Raggi, della ‘Casa di Leda’ la struttura protetta per mamme detenute con figli da zero a tre anniCasadiLeda esterno1 aperta a Roma a fine marzo.  Il centro, che sorge nel quartiere romano dell’Eur all’interno di un edificio confiscato alla criminalità organizzata, ospita attualmente quattro mamme – di cui tre straniere – e quattro bambini. Si tratta di detenute provenienti dal reparto femminile del carcere di Rebibbia, unico istituto penitenziario del Lazio a essere dotato di un nido. Per ciascuna delle detenute che risiedono all’interno del centro viene elaborato un progetto educativo individuale, sotto il coordinamento tecnico di uno psicoterapeuta, mentre per i bambini è prevista l’iscrizione al nido o alla scuola materna e l’assegnazione del pediatra. La struttura – primo progetto in Italia a dare concreta attuazione alla legge 62 del 2011 in materia di valorizzazione del rapporto tra detenuti madri e figli minori – è dedicata alla memoria di Leda Colombini e delle sue battaglie in difesa dei diritti dei bambini costretti dalla nascita a vivere in carcere.

“L’apertura della ‘Casa di Leda’ – commenta il Garante Stefano Anastasia – è una notizia che ho accolto con grande soddisfazione. Si tratta certamente di una prima risposta al problema della impropria detenzione di bambini e bambine all’interno delle istituzioni penitenziarie, una soluzione che assicura loro condizioni di vita più adeguate ad unCasadiLeda interno2 sano e naturale sviluppo psico-fisico. Poi, per le madri, la struttura romana rappresenta uno strumento importante per sostenerne il percorso di reinserimento, grazie alla possibilità di esercitare a pieno la funzione genitoriale”. Anastasia sottolinea ancora che il progetto legato all’apertura della ‘Casa di Leda’ “merita di essere ulteriormente valorizzato proprio nell’ottica di garantire un vero e completo rapporto genitoriale e di permettere ai bambini di crescere in spazi senza sbarre. E’ necessario quindi sostenere l’azione della magistratura e degli operatori penitenziari affinché si scelga con fiducia e giusto coraggio questa strada alternativa al carcere per le madri di figli piccoli o piccolissimi. Alla Regione e agli enti locali la responsabilità di individuare ulteriori strutture che, sull’esempio della Casa di Leda, possano effettivamente svuotare il nido di Rebibbia”.