Via libera alla Carta dei diritti sanitari per i detenuti di Viterbo

Garantire, ai detenuti ristretti nel carcere “Mammagialla” di Viterbo, le principali prestazioni di prevenzione, diagnosi e cura sulla base degli obiettivi di tutela della salute e dei LEA stabiliti dalla Regione.

Sono questi gli obiettivi della Carta dei servizi sanitari per i ristretti di Viterbo approvata, con propria Delibera, dalla Direzione Generale della Asl di Viterbo.

« L’adozione della Carta dei Servizi anche da parte della Asl di Viterbo ha commentato il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – è un segnale importante. Grazie alla Carta ormai nel Lazio i detenuti di 8 carceri su 14 hanno visto statuiti i propri diritti in ambito sanitario e il Lazio è fra le prime regioni nella tutela del diritto alla salute dei detenuti. Un premio anche all’attività che il nostro Ufficio ha condotto, in questi anni. sul tema della salute in carcere. La Carta dei servizi è l’ultima delle nostre proposte e la sua efficacia è stata certificata anche dal Ministero della Giustizia che l’ha indicata quale Best Practice da replicare su tutto il territorio nazionale. Una dimostrazione concreta di sensibilità che sta facendo la differenza».

Nella Carta sono riepilogate le principali prestazioni mediche cui hanno diritto i detenuti reclusi al “Mammagialla” di Viterbo, oltre alle modalità e alla tempistica per la loro fruizione. E’, altresì, previsto, che la Carta possa essere modificata sulla base delle indicazioni del Tavolo tecnico congiunto costituito tra Asl, carcere e Garante dei detenuti.  Il documento adottato dalla Asl ribadisce, in sostanza, il dettato dell’art. 1 del D.Lgs. 230/1999 e della Costituzione: “detenuti ed internati hanno diritto al pari dei cittadini in stato di libertà all’erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione efficaci ed appropriate sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali di assistenza”.

Le Carte già adottate coinvolgono la metà delle carceri della Regione, 8 su 14 e l’IPM di Casal del Marmo: oltre alle due di Civitavecchia, ci sono quelle per Regina Coeli e per le 4 strutture del complesso polipenitenziario di Rebibbia e Viterbo. Nelle altre realtà (Rieti, Frosinone e Velletri), sono in fase di realizzazione i lavori dei Tavoli tecnici propedeutici all’adozione del documento. A Latina, il tavolo tecnico ha approvata la Carta che dovrà essere adottata dalla direzione generale.

 «A Viterbo l’implementazione della Carta ha concluso il Garante –  porterà ad una stretta correlazione tra carcere e territorio in una realtà dove ha anche sede una struttura sanitaria protetta per detenuti, all’interno dell’Ospedale “Belcolle. Tutto ciò, siamo sicuri, aumenterà l’efficienza e l’efficacia dei servizi sanitari, garantendo il diritto alla salute anche ai cittadini privati della libertà personale».

«L’adozione della Carta dei servizi per i detenuti ha commentato il Commissario straordinario della Asl di Viterbo, Luigi Macchitella – rappresenta il primo importante passo verso un accordo quadro tra il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e la sanità penitenziaria nelle Asl del Lazio, in conformità alle indicazioni dell’Amministrazione regionale di centralizzazione dei servizi, al fine di ottimizzare le cure rivolte alla popolazione detenuta, nel rispetto del diritto alla salute e della dignità della persona».

Secondo Teresa Mascolo, direttore del carcere di Viterbo, «condivisione e collaborazione premiano sempre: ne è la riprova la Carta dei servizi per le persone detenute della Casa Circondariale di Viterbo, frutto di una serie di incontri che hanno coinvolto per lungo tempo –  al Tavolo tecnico congiunto  – differenti interlocutori istituzionali (ASL, Ufficio del Garante dei detenuti e Direzione Casa Circondariale), ognuno con il proprio apporto di conoscenze e di esperienze. La Carta dei Servizi rappresenta un traguardo, ma anche un punto di partenza per rendere effettiva la cura delle persone ristrette; rappresenta, altresì, uno strumento che consente – in un’ottica sistemica – di tutelare la vita, nonché di garantire il diritto alla salute delle persone detenute. La vita e la salute di ogni uomo sono beni preziosi, la cui tutela merita tante più attenzione ed impegno quando si tratta, appunto, di persone affidate alla sorveglianza ed alla cura di altri».