Visita al carcere londinese di Wormwood Scrubs

Osservare da vicino la realtà carceraria inglese e, in particolare, il funzionamento delle Authority locali per la tutela dei diritti dei detenuti e il sistema delle misure alternative al carcere, sono stati questi gli scopi del viaggio a Londra compiuto, nei giorni scorsi, dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. 

Quello inglese è il secondo appuntamento europeo del Garante che, ad aprile, aveva ricevuto una delegazione del Ministero della giustizia norvegese. «Oggi l’Europa – ha detto Marroni – è un’Unione economica che, per crescere, deve diventare un’Unione di popoli con gli stessi diritti.

I pronunciamenti della Corte di Strasburgo sulle carceri, che riguardano l’Italia, dimostrano che l’UE, in tema di tutela dei diritti dei detenuti, marcia ancora a velocità diverse. Per questo abbiamo avviato un giro di orizzonte sui sistemi detentivi europei per comprendere limiti ed opportunità di ciascuno e per registrare le buone pratiche adottate».

Il Garante è arrivato a Londra su invito del vice presidente dell’Independent Monitoring Board (IMB) del carcere di Wormwood Scrubs, uno dei 14 della Greater London (12 pubblici e 2 privati). L’IMB, presente in ogni carcere, è un organismo indipendente di volontari nominati dal Ministero hanno accesso in carcere in ogni momento della giornata e, almeno una volta l’anno, devono della giustizia deputato a vigilare che i detenuti siano trattati secondo le leggi. I componenti relazionano sullo stato del carcere al ministro della giustizia. 

In Inghilterra i detenuti sono circa 80.000. A Wormwood Scrubs (il carcere visitato dal Garante) sono reclusi 1272 detenuti a fronte di una capienza massima di 1279 posti. Costruito in età vittoriana, la struttura ricorda Regina Coeli. E’ strutturato su quattro piani, con celle sul corridoiod docce. La sicurezza interna è assicurata da 110 guardie (dipendenti da una ditta privata e metà delle quali donne). I trasferimenti e le espulsioni sono, invece, gestite da compagnie private.

Ciò che ha colpito il Garante nel corso della sua visita fra sezioni e padiglioni, è stato il silenzio e l’assenza di odori. Le celle, da 1 o 2 posti, sono spoglie e grigie. Nelle sezioni detentive il Garante ha incontrato due detenuti italiani in carcere per motivi di droga. I detenuti hanno a disposizione un’ora d’aria al giorno; il resto del tempo lo passano in cella. L’ora serve complessivamente per incontrare le famiglie (i colloqui sono prenotati dall’esterno), per telefonare, per la pulizia personale o per fare attività fisica. Il lavoro e la scuola impegnano meno della metà dei detenuti al momento dell’ingresso ai detenuti viene sottoposto un questionario per valutare i rischi di gesti autolesivi o eterolesivi legati a pregiudizi di natura religiosa, razziale, omofobia. Per il vitto lo Stato spende poco più di 2 sterline agiorno a detenuto. Il pasto è costituito da un panino a pranzo e dalla cena. Quando si distribuisce il pasto serale, i detenuti prendono il pane/latte per la colazione. Il cibo è surgelato e sono previste delle diete per vegetariani e musulmani

In pessime condizioni, invece, l’infermeria, dove il Garante ha trovato detenuti nudi e sporchi, con escrementi in terra e sui muri ed avanzi del cibo non consumato.
«Pur con tutte le difficoltà che lo caratterizzano – ha detto Marroni al termine della visita – il sistema italiano è senza dubbio migliore di quello inglese soprattutto per quanto riguarda la funzione rieducativa della pena e il reinserimento sociale del detenuto. In Inghilterra manca totalmente la funzione rieducativa della pena. In carcere non esiste la figura dell’educatore e, all’esterno, quella della magistratura di sorveglianza. La durata della pena è per la metà in carcere e, per il resto, all’esterno sotto la tutela e i programmi predisposti dal servizio sociale penitenziario, chiamato a monitorare la condotta del soggetto ma non a garantire il trattamento. In caso di comportamenti illeciti, il servizio sociale ha il diritto di inviare il detenuto in carcere per la totale espiazione della pena».