
“Finalmente anche nel Lazio le misure penali di comunità hanno superato il numero delle persone detenute, ma anche nel Lazio – come nel resto d’Italia – l’aumento delle alternative alla detenzione non riduce, né contiene le presenze in carcere e il sovraffollamento. Servirebbe una radicale opera di depenalizzazione dei reati minori. Nel frattempo non possiamo aspettare nuovi padiglioni che nella migliore delle ipotesi saranno disponibili tra due anni: è urgente un provvedimento deflativo che riduca le presenze in carcere alla sua capienza regolamentare effettivamente disponibile”. Così il Garante delle persone sottoposte amisure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, commenta i dati recentemente diffusi dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e dal Sistema informativo dell’esecuzione penale esterna (Siepe), secondo i quali nei primi nove mesi del 2025 le persone complessivamente sottoposte a misure penali restrittive della libertà sono oltre 7.300 in più rispetto all’inizio dell’anno.
In particolare, i detenuti presenti sono cresciuti di 1.337 unità e le persone sottoposte a misure alternative di 6.038 unità. Siamo quindi di fronte a una deriva poco rassicurante, in maniera particolare per chi ripone qualche speranza che l’incremento degli accessi alle misure alternative possa incidere in maniera significativa sul cronico sovraffollamento degli istituti di pena del nostro Paese.
Se si fa eccezione dal periodo pandemico l’incremento delle persone sottoposte a misure alternative non solo non ha determinato una riduzione dei tassi di sovraffollamento carcerario, che sono stabilmente sopra il 130% da circa un anno e mezzo, ma risulta anche molto più accentuato rispetto al trend di crescita della detenzione in carcere.
Tra il dicembre 2020 e il settembre di quest’anno, le persone sottoposte a misure alternative sono aumentate del 67% mentre i detenuti nello stesso periodo hanno fatto registrare un tasso del +18%.
Cresce anche il numero dei bambini reclusi con le loro madri che sono attualmente 24 distribuiti in cinque regioni mentre a inizio anno erano 21.
Situazione ancor più critica nel Lazio
Questa combinazione di circostanze risulta persino più critica nella nostra regione dove, alla data del 30 settembre, risultano 6.785 persone detenute in carcere, 7.304 sottoposte a misure di privazione della libertà extramurarie e sei bambini reclusi.
Gli incrementi che si sono verificati dal dicembre del 2020 in regione sono stati del 17% per quanto riguarda il numero dei detenuti e ben del 106% per le persone sottoposte a misure alternative.
Entrando poi più dettagliatamente nei numeri della detenzione, secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria i detenuti in Italia alla data del 30 settembre risultano essere 63.198 per un tasso di affollamento effettivo del 135%: sono quasi 1.337 in più rispetto all’inizio dell’anno (+2,2%).
Nel Lazio i numeri del sovraffollamento risultano ancora più critici con e un tasso complessivo del 150,2%.
Sempre riferendoci alla nostra regione se si escludono due case di reclusione della regione e la terza casa circondariale di Roma, destinata ai semiliberi e al trattamento avanzato per tossicodipendenti, tutti gli istituti di pena presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e in otto su 14 i numeri dei detenuti presenti superano la soglia del 150% sui posti effettivamente disponibili con punte superiori al 180% a Regina Coeli, Latina e Civitavecchia.
Il costante incremento dei tassi di detenzione è ormai un dato assodato su tutto il territorio nazionale e, ormai, solo il Trentino Alto Adige a fine settembre presenta un numero di detenuti leggermente inferiore ai posti effettivamente disponibili nei suoi due istituti penitenziari.